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LA BELLEZZA

mercoledì 12 luglio 2017

"IL CLUB DEI SUPER CAPITALISTI" di Benoist Simmat e Vincent Caut. Edizioni Clichy.



A chi non piacerebbe sapere come – i grandi della storia – hanno ottenuto il loro successo? “Il Club dei Super Capitalisti” scopre le carte e svela i misteri dei più ricchi imprenditori del mondo. Rockefeller, Steve Jobs, Bill Gates, Eiffel, Disney, Citroën e tutti gli altri protagonisti delle tre Rivoluzioni Industriali non avranno più segreti – per voi – dopo aver letto questo libro che è per metà manuale e per metà fumetto. Divertente, ma istruttivo e illuminante, "Il Club dei Super Capitalisti" è scritto in modo chiaro e comprensibile a tutti, anche a chi – come me – non è un esperto di storia ed economia. I due autori di questo volume ci fanno capire, anzitutto, che i pionieri del mondo degli affari erano avventurieri, prima che imprenditori; personaggi intraprendenti, ambiziosi, curiosi e progressisti.
“Senza averne coscienza, questi padri fondatori diedero forma, a poco a poco, al puzzle del sistema capitalista contemporaneo, grazie alla loro capacità di cavalcare le grandi innovazioni tecnologiche”.
Ci vuole coraggio per portare avanti un sogno, ma di sicuro non guastano cose come l’ingegno e ciò che viene comunemente chiamato INNOVAZIONE, ovvero l’anticipazione del futuro. Cos’altro serve  per destreggiarsi nella giungla degli affari? Sicuramente fiuto e immaginazione, oltre che pragmatismo; è necessario affascinare e stupire, incuriosire e ingolosire il pubblico; a quanto pare non guasta aggiungere anche un pizzico di cinismo, in tutto questo. Inutile dire che "tamtam" e passaparola sono essenziali per la buona riuscita di un’operazione commerciale di ampio respiro. Pubblicità, ecco la parola chiave: una volta creato il bisogno, è necessario puntare tutto su una buona etichetta, un logo, un brand vincente che vi assicuri una buona comunicazione. A quel punto sarete pronti per lanciarvi nella promozione del prodotto, nella sua pubblicità, ed ecco che entrano in gioco fattori come i testimonial e le spietate operazioni di marketing. A proposito…sapete come è nato il famoso Merchandising? "Il Club dei Super Capitalisti" svela anche questo!
“A volte è più importante far sapere che un’azienda produce piuttosto che produrre realmente; i consumatori devono ricevere un messaggio centrato sul prodotto prima di acquistarlo”. [André Citroën]
Qualcuno è giunto persino a fare del “brigantaggio intellettuale” (rubarsi le idee a vicenda) pur di avere successo, sfruttando una dote che non è del tutto positiva, ovvero la furbizia; qualcuno ha comprato i concorrenti così da poterli eliminare dal mercato, ma per fortuna, non tutti i grandi della storia sono stati tanto egoisti: qualcuno ha fondato le basi della propria ricchezza sulla generosità e sulla filantropia.
“Un grande businessman deve accumulare grandi ricchezze nella prima parte della sua vita; poi, però, deve dedicare la seconda parte della sua vita a distribuirle ai suoi contemporanei!” [Andrew Carnegie]
Quel che è certo è che “[Negli affari] il genio rappresenta solo l’1%, il restante 99% è tutto sudore”… o almeno è così che la pensava Thomas Edison.
Grazie a questo libro scopriamo non solo le “luci” nate con il progresso e con le grandi innovazioni tecnologiche, ma anche le “ombre” che progresso e innovazione hanno portato con loro. Perciò noi, oggi, non abbiamo solo le catene di montaggio, le concessionarie, il sistema di rateizzazione dei pagamenti, i saloni di bellezza, le boutique, i saldi, le consegne a domicilio, il diritto di cambiare la merce acquistata, la grande distribuzione, i tablet, i pc, i cellulari, Facebook e così via, ma anche il tanto odiato lavoro per obiettivi e, soprattutto, la malattia più diffusa al mondo: lo STRESS.
Avrete sicuramente già capito che questo libro risponde a domande quali, ad esempio: da dove deriva il consumismo? Per quale motivo sono nate le Leggi Antitrust? Come hanno avuto origine le Lobby? E via dicendo. Questo libro svela i segreti degli uomini più ricchi del mondo, ma anche delle donne che hanno fatto la storia dell’economia: 50 nomi, 50 storie di potere e di sacrificio perché il prezzo da pagare per raggiungere il successo è – spesso – molto alto, e non soltanto in termini di denaro, ma anche e soprattutto in termini di vite umane.
Ogni grande capitalista ha adottato una tattica differente per la sua personale scalata al successo e questo ha portato – negli anni – alla creazione di una sorta di “sistema capitalistico” che - ancora oggi – dona i propri frutti in abbondanza a chi lo sa sfruttare al meglio.
Non è facile cambiare le abitudini delle persone, e ancor meno facile è cambiare le loro convinzioni/credenze e sostituirle con altri “slogan”, con altri "tarli" che le inducano ad agire come vorremmo, ma alcuni ce l’hanno fatta. Basti pensare a Coco Chanel o a Helena Rubinstein con il suo motto “LA BELLEZZA E’ POTERE”. Proprio la Rubinstein ha saputo sfruttare bene i meccanismi capitalistici per affermare la propria libertà femminile…

Adesso, dite la verità: siete curiosi di saperne di più, vero? Allora tuffatevi nella lettura de “Il Club dei Super Capitalisti” e scoprirete tutto ciò che volete sapere sui GRANDI dell’economia!  

"Perché Sherlock si chiama Sherlock" di Philippe Lombard. Clichy.



La scelta del giusto nome è uno dei fattori più importanti per la riuscita di un personaggio. Lo sanno bene William Hanna e Joseph Barbera (ideatori dei mitici Tom e Jerry) che – a tal proposito – ci hanno lasciato una massima fondamentale: “Più un nome è semplice, più è facile da ricordare”. Ma come nasce un “Hulk”, oppure un “Rambo” o ancora un “Indiana Jones” ? E come vengono declinati – tali nomi – nei diversi Paesi del mondo? Ce lo svela Philippe Lombard (classe 1972), uno tra i più noti autori francesi di saggistica intorno alla cultura pop. Lombard ci propone uno splendido album di grandi personaggi del mondo dei cartoni animati, dei supereroi, delle saghe, delle serie televisive, del cinema e della letteratura. Ci accompagna attraverso la storia della nascita di ognuno di essi (157 personaggi, in totale), ma soprattutto ci svela l’origine dei loro nomi. Ci racconta che qualcuno deriva da un vicino di casa del suo creatore, altri sono frutto della logica, altri ancora del suono, dell’assonanza, della musicalità. Ci sono volte in cui un nome è stato scelto o coniato appositamente per rispecchiare un certo lato del carattere del suo personaggio, oppure per sottolineare una caratteristica fisica di quest’ultimo. E poi ci sono volte in cui un nome deriva da una mescolanza di più fattori. Che venga cercato sull’elenco telefonico (è successo anche questo) o trovato dopo un’accurata ricerca storico-geografica, che sia commissionato ad una persona diversa dal creatore del personaggio o che sia il suo alter ego, poco importa: l’importante è che venga ricordato. Per questo motivo (e per far sì che chi lo porta raggiunga il successo) un nome deve rispondere ad alcuni requisiti fondamentali: non deve essere storpiabile, fraintendibile o difficile da pronunciare perché un nome non è solo una parola, ma la chiave per la buona riuscita di un personaggio. Un nome è come un abito su misura, come una seconda pelle, qualcosa – insomma – che deve stare “a pennello” al suo portatore.
Perché Sherlock si chiama Sherlock è un libro davvero delizioso, che può rappresentare anche un’ottima opportunità per conoscere i nostri beniamini e farli conoscere anche ai più piccoli!

"ACQUE DI PRIMAVERA" di Ivan Turgenev. Edizioni Clichy.



Oh, anni lieti
E giorni beati!
Come acque di primavera
Voi siete passati…
                        
 [Da una vecchia romanza…]
Acque di primavera si apre con una riflessione cinica, ma ineluttabile:
“[…] la tristezza dovuta alla consapevolezza della vecchiaia, non si può in nessun modo né consolare, né dissipare: bisognava solo aspettare che se ne andasse”.
Il protagonista di questo romanzo – ultima fatica di Ivan Turgenev – è Dimitri Sanin. Abilmente camuffata da storia d’amore, quella di Sanin è – in realtà – la storia di ognuno di noi, della vita che scorre davanti ai nostri occhi senza che possiamo in alcun modo arrestarla né – tantomeno – riavvolgerla come un nastro per poter tornare indietro.
“Sanin [n.d.r.] rifletteva sulla vanità, sull’inutilità, sulla volgare falsità di tutte le cose umane. Passava in rassegna una dopo l’altra tutte le età dell’uomo […] e non aveva pietà per nessuna”.
Quasi un saggio sulla pericolosità del libero arbitrio, Acque di primavera è sicuramente un romanzo di formazione da cui possiamo trarre una serie  di insegnamenti importanti, ma una sola conclusione: “Il passato, qualunque esso sia, non può ritornare se non sotto forma di nostalgia” [Alice Farina, traduttrice e curatrice della prefazione di Acque di primavera]. Essendo una storia con chiari riferimenti autobiografici, non può non essere pregna di riflessioni sul potere della memoria e sul ruolo che giocano il tempo e la paura della morte sulle nostre vite.
Si è davvero pronti ad ammettere che la vecchiaia è eternamente lontana quando si hanno solo venti anni?
Non è forse vero che passato, presente e futuro sono indissolubilmente legati tra loro?
E quanto influiscono la nostra forza di volontà e il nostro carattere, sulle scelte che facciamo?
A tutto questo, risponde il nostro protagonista Sanin, un personaggio multi-sfaccettato e polivalente per cui ci troviamo a fare il tifo nella prima parte del romanzo, ma che impareremo ad allontanare e – forse – persino a compatire nella seconda parte.
Da orgoglioso duellante per la salvezza dell’onore a schiavo della vergogna, Sanin sacrifica la felicità profonda del primo amore per la folle bramosia di una bellezza sfrontata e travolgente, ma vuota e cinica. Irrazionalità apparente o follia pura? Col senno di poi, probabilmente, tutti cambieremmo qualcosa del nostro passato – se potessimo tornare indietro nel tempo – ma poiché sappiamo che non si può, dalla parte di quale dei due Sanin sentiamo di doverci schierare? Cosa scegliereste, voi, tra la certezza di un futuro roseo, tranquillo, romantico, ma duraturo e la certezza di un  periodo  intenso, travolgente e passionale, ma breve?   
ATTENZIONE: non sono ammessi i rimpianti!
Turgenev ha una scrittura romantica e avvolgente che trasforma la prosa in poesia. Il titolo stesso – in fondo – ne è la prova: la primavera è una metafora per identificare la giovinezza e l’acqua è intesa come la intendeva il filosofo Eraclito, quando parlava del Panta Rei (Tutto Scorre).
Avete voglia di mettervi alla prova? Allora Acque di primavera è il libro adatto a voi!

giovedì 6 luglio 2017

"NUVOLE DI FANGO" di Inge Schilperoord, Fazi Editore.



Il talento di uno scrittore risiede nel saper assolvere l’arduo compito di trasportare il lettore all’interno della narrazione a tal punto che quest’ultimo non possa fare a meno di immedesimarsi nel protagonista o nei protagonisti. Siano essi buoni o cattivi non è importante; ciò che conta è il coinvolgimento e “Nuvole di fango” è sicuramente coinvolgente. Racconta la storia di un uomo, Jonathan, al quale è stata concessa la libertà condizionale dopo un periodo trascorso in carcere con l’accusa di violenza su minore. Fin dalle prime righe del romanzo il lettore non solo percepisce i sentimenti del protagonista, ma entra in empatia con lui. Nella mente di Jonathan vediamo affacciarsi l’impazienza, la tensione, la gioia trattenuta a stento, ma anche il nervosismo e la paura. E’ come un parto nel quale questo giovane uomo macchiatosi dell’orrendo crimine di pedofilia, sente di dover dare alla luce un nuovo individuo. La libertà concessagli rappresenta un’occasione per rinascere in una veste nuova, diversa, migliore. Uscito dal carcere, Jonathan tornerà dalla madre, con la quale ha un rapporto controverso: le vuole bene, desidera recuperare il tempo perduto lontano da lei, si sente in colpa per averla lasciata sola e ha il timore di poter essere nuovamente costretto ad abbandonarla per tornare in carcere; nello stesso tempo, non sopporta la sua presenza che rompe il silenzio, a lui così caro. Perché Jonathan è un individuo introverso, amante della solitudine e del silenzio. L’unica compagnia da lui tollerata è quella degli animali: Jonathan ama immergersi nella natura, è cresciuto in un villaggio di pescatori che lo ha portato ad appassionarsi agli uccelli, ma soprattutto ai pesci, tanto da spingerlo addirittura a salvare una tinca ferita portandola a casa con sé e mettendola nell’acquario in camera sua. Sarà proprio questo pesce a dare il titolo al libro, poiché la tinca è anche conosciuta come “nuvola di fango” o “pesce dottore”. In casa con la madre Jonathan cercherà di riprendere in mano le redini della propria vita, scandendo le giornate con rigidi schemi nel tentativo di soffocare – in quella schematicità e in quella routine quotidiana – il lato oscuro della propria mente. Svolgerà esercizi di auto-aiuto e si porrà come obiettivo quello di diventare una persona migliore. Il rischio di cadere nuovamente nel baratro della pedofilia sembra allontanarsi lentamente, ma ecco piombare Elke, nella sua vita. Elke è una bambina sola e – fisicamente – molto particolare. Come Jonathan, ama la natura e gli animali. Tra i due inizierà – così – una frequentazione sempre più assidua che porterà il lettore ad addentrarsi in profondità nella mente e nei pensieri più oscuri di un uomo malato. Al lettore spetterà anche il compito di verificare se Elke potrà rappresentare una via di redenzione e salvezza o – al contrario – una ricaduta, per il protagonista.
Nulla è a caso, in questo romanzo, a partire proprio dal titolo. La scelta della tinca è funzionale a tracciare e a sottolineare i contorni di Jonathan, il suo comportamento, le sue azioni e il suo desiderio di “guarigione”. Il “pesce dottore” assolverà davvero il compito di “curare” il protagonista o rappresenterà un silenzioso spettatore degli eventi? Sarà il pretesto per cambiare vita o quello per ricadere negli stessi errori? Solo una cosa è certa: Jonathan e la “nuvola di fango” contenuta nel suo acquario hanno molti elementi in comune… Entrambi sono feriti: l’uno nell’anima, l’altra nel corpo; entrambi soffrono il caldo e amano il silenzio. Perché il caldo, in questo romanzo, è quasi un personaggio o quantomeno una presenza decisamente ingombrante. E’ una cappa opprimente che offusca i pensieri, obnubila la mente, fiacca le membra e il lettore si trova a patire insieme al protagonista la sensazione di soffocamento.
Nonostante sia un romanzo d’esordio, “Nuvole di fango” è un piccolo capolavoro. L’autrice – complice anche la sua professione di psicologa forense – è stata estremamente abile a raccontare ciò che si cela nella mente di un pedofilo, facendovi entrare il lettore. In punta di piedi ci immergiamo nei suoi pensieri, ci troviamo ad osservare coi suoi occhi  e a vivere nella sua pelle ogni istante narrato. Non trapelano giudizi, non traspaiono “lezioni morali” dalla scrittura di Inge Schilperoord, la quale ha dimostrato una grande abilità nel raccontare le vicende con un tono scientifico piuttosto che con uno critico. E’ impossibile percepire il suo biasimo o – al contrario – la sua compassione verso quest’uomo di cui, però, arriviamo a conoscere tutto: dall’ansia – soffocante quanto il caldo – alle pulsioni sessuali, dalla tensione alla paura, dalla rabbia alla tenerezza.
Un romanzo doloroso, ma intenso e coinvolgente, è proprio il caso di dirlo. Un esordio brillante che in Olanda ha già riscosso un grande successo diventando un vero e proprio caso editoriale.
 Da leggere tutto d’un fiato.

sabato 1 luglio 2017

BUONGIORNO/BUONANOTTE

Chissà se la notte è felice e se il giorno è sereno. Tutti dicono Buonanotte  e Buongiorno, ma nessuno augura mai la buonanotte al giorno che va a dormire o il buongiorno alla notte che si appresta ad abbandonare il cielo. Nessuno augura mai buon lavoro all'una o all'altro quando si adoperano per compiere il loro dovere astronomico. Chi ha mai chiesto al sole se è felice di rischiarare il giorno? Chi ha mai chiesto alla luna e alle stelle se hanno voglia di restare sveglie per noi fino all'alba? Io lo farò. A costo di instillare il dubbio anche in loro, in quegli astri che sembrano non vacillare mai se non di fronte alle eclissi. Perché - in fondo - che cos'è un' eclissi se non un momento di meravigliosa incertezza che permette alla luce e al buio di incontrarsi e sfiorarsi fino a procreare un istante di completa sintonia universale? Buonanotte giorno. Benvenuta notte. Buon riposo all'uno, buon lavoro all'altra. A domani, se vorrete, e se il cielo si concederà ancora come vetrina e come giaciglio per i vostri corpi. Ligi ad un dovere naturale cui non potete o non volete sottrarvi. Chissà se soffrite a non potervi incontrare. Chissà se piangete. Sono forse lacrime di sole le gocce di pioggia? Se è così, la terra beneficia del tuo dolore, mio caro sole. Sono forse lacrime di luna, le stelle lucenti? Piangi, o amica luna. Piangi ancora, perché più piangi, più la notte si fa limpida e bella. Separati nel cielo, sappiate che nel mio cuore siete uniti; un unico grande amore che mi spinge ad assopirmi al crepuscolo e a destarmi con l'alba.